Italo Cucci

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Italo Cucci (2013)

Italo Cucci (1939 – vivente), giornalista e saggista italiano.

Citazioni di Italo Cucci[modifica]

  • Maradona è un singolare caso di entusiasmi che si sono via via tramutati in disappunto perché tutti speravano che andasse a Napoli a fare il figurino ma non a vincere. Appena ha cominciato a vincere e diventato subito antipatico. Poi lo hanno anche accusato di essersi arricchito e di aver voluto fare le feste che di solito fanno i ricchi con lo stesso cattivo gusto, ma siccome lui e originario povero non se le poteva permettere. Tutta questa somma di cose ha portato alla grande antipatia di Maradona.[1]

Bologna, la sofferenza e il trionfo

corrieredibologna.corriere.it, 5 giugno 2014.

[Sulla Serie A 1963-1964]

  • [...] una stagione felice in cui il Bologna faceva ancora tremare il mondo nonostante mancasse dei mezzi economici e di potere della Juventus, dell'Inter, del Milan. [...] Ho vissuto giorno per giorno, minuto per minuto, quella indimenticabile stagione, dall'incredibile e falsa sentenza di condanna dei rossoblù per doping, il 4 marzo, alla riabilitazione di maggio, all'urlo della città che esplose il 7 giugno quando all'Olimpico Romanino Fogli segnò il primo gol e si riversò nelle strade al decisivo sigillo di Dondolo Nielsen. Sono cresciuto insieme a quei favolosi ragazzi ma ho avuto il privilegio di vivere le fasi cruciali del campionato vicino a Dall'Ara e costruire una solida amicizia con Bernardini, il Dottore, il tecnico sopraffino, il giornalista eccellente che seppe trovare per primo un grande titolo per la sua avventura rossoblù: «Così si gioca solo in Paradiso».
  • [...] il settimo tricolore, vinto tre volte: contro i truffatori che vollero trascinare i rossoblù nello scandalo del doping; contro i Poteri Forti del calcio riassunti nella Lega [...] dai bolognesi definita Lega Lombarda [...]; infine contro l'Inter, battuta sul campo [...]. Narrano le cronache che Gipo «Lo Sceriffo» [Viani] confessò a Giampaolo Dalmastri, medico sociale del Bologna [...], di aver «suggerito» la trappola in cui caddero i rossoblù il 4 marzo 1964 – dopo aver sconfitto il Milan a San Siro – accusati di aver ingerito sostanze anfetamino-simili. I «dopati» – secondo l'accusa formulata dopo l'analisi delle urine prelevate il 2 febbraio dopo un clamoroso successo sul Torino (4-1) – erano Pavinato, Tumburus, Fogli, Perani e Pascutti, con la complicità dell'allenatore Fulvio Bernardini; rinviati a giudizio [...], mentre i giocatori venivano assolti perché «dopati a loro insaputa» Bernardini fu squalificato [...] e la squadra penalizzata di tre punti. [...] così si spianava la strada alle milanesi, in particolare al Milan in crisi. Bologna si ribellò [...] con furore [...], ma nulla sarebbe successo senza l'intervento di tre avvocati bolognesi – Cagli, Gabellini e Magri – che decisero, non potendo farlo la società, di rivolgersi alla magistratura ordinaria. [...] Ancora oggi si discute la sentenza che mandò assolto il Bologna senza poter precisare chi fosse stato l'autore della manomissione dei reperti [...]; ma in realtà l'intervento della magistratura fu decisivo perché impedì l'ulteriore manipolazione delle analisi contestuali, conservate in un frigorifero senza serratura [...], consentendo ai periti di scoprire nei liquidi una quantità di anfetamine tale «da ammazzare un cavallo». Così si espresse il professor Nicolini di Firenze che, incaricato delle controanalisi, rivelò il trucco: il che gli costò una solenne bastonatura sull'uscio di casa ad opera di misteriosi aggressori. L'ufficio inchieste [...] evitò di approfondire la ricerca dei truffatori ma non impedì ai cronisti di arrivare alla [...] verità. Quando il presidente Luigi Goldoni (succeduto a Renato Dall'Ara [...]) chiamò a Bologna Gipo Viani due anni dopo [...], non nascosi il mio disappunto scrivendo «l'assassino è tornato sul luogo del delitto».
  • [...] nonostante [...] la penalizzazione cancellata, ci fu un altro tentativo di impedire la corsa del Bologna allo scudetto, perché nel frattempo [...] la vera rivale dei rossoblù era diventata l'Inter del potentissimo Angelo Moratti [...] dando vita a una sfida finalmente sportivissima che vide addirittura i nerazzurri trionfare nel confronto diretto giocato al «Comunale» la domenica di Pasqua. [...] il presidente della Figc Giuseppe Pasquale fu spinto a organizzare una riunione [...] a Bologna, all'Hotel Jolly, per decidere cosa fare in caso di arrivo [...] alla pari, non essendo previsto dai regolamenti uno spareggio peraltro preventivamente accettato dai bolognesi. Nella riunione furono ascoltati i due giornalisti più impegnati nella battaglia sportiva: Gualtiero Zanetti, direttore della Gazzetta dello Sport, e Aldo Bardelli, caporedattore di Stadio. Alla fine [...] prevalse l'escamotage suggerito da Zanetti: in caso di parità, assegnare all'Inter lo scudetto '64 e restituire al Bologna lo scudetto del 1927 revocato al Torino e assegnato ai rossoblù, secondi in classifica, che tuttavia lo rifiutarono [...]. Il Consiglio Federale invitò i due giornalisti a tener segreta la decisione che sarebbe stata comunicata di lì a qualche giorno ma [...] Zanetti decise di far conoscere «la sua vittoria» e decise di dar la notizia immediatamente. Uscita la Gazzetta con il clamoroso annuncio, Bardelli «sparò» su Stadio – dopo avere... convinto Pasquale – «Spareggio a Roma». E così fu.
  • Alla vigilia della partitissima, intanto, l'Inter conquistò il 27 maggio al Prater di Vienna la sua prima Coppa dei Campioni. [...] Convinto di una netta superiorità sui rossoblù, Herrera portò i nerazzurri in un quieto ritiro di montagna, ad Asiago, mentre Bernardini stupiva il mondo del calcio portando i suoi ragazzi a Fregene, quasi a godere una vacanza marina prima della grande sfida. Il risultato fu che il 7 giugno, quando le due squadre scesero all'Olimpico in un pomeriggio di fuoco, arbitro il grande Concetto Lo Bello, l'Inter si sciolse letteralmente e il Bologna prese il campo con assoluta padronanza. Non solo: [...] il «Dottor Pedata» (così ribattezzato da Gianni Brera) escogitò una mossa tattica che spiazzò e mise in crisi il Mago: infortunato Pascutti, invece di sostituirlo all'ala sinistra con la riserva Renna, schierò come finta ala in quel ruolo il terzino Bruno Capra che finì per portare in giro per il campo il suo marcatore designato, Giacinto Facchetti. Vittoria netta e fine di ogni discussione [...]

Guerin Sportivo[modifica]

Citazioni tratte da articoli[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

Questa «nostra» Davis

Guerin Sportivo nº 52 (114), 22 dicembre 1976 – 4 gennaio 1977, p. 3.

[Sulla Coppa Davis 1976]

  • L'Italia ha vinto la Coppa Davis, lo sport ha vinto una grande battaglia. [...] Dicevano [...]: l'URSS ha rifiutato di gocare con il Cile a Santiago, perché mai noi dovremmo invece accettare il confronto? E a chi [...] faceva notare che con questo concetto si sarebbe giunti a minare i rapporti sportivi internazionali anche con i Paesi dell'Est, i cretinetti polisportivi [...] rispondevano (facendo eco a Berlinguer): «Il Cile è una cosa, l'Urss è un'altra». Lo stesso Eugenio Scalfari [...] arrivava a paragonare (in ritardo, in ritardo...) il Cile alla Germania Est, ma solo tepidamente accennava a Mosca. Mentre «Amnesty International» [...] ripeteva l'appello a Urss e Cile affinché restituissero la libertà a Vladimir Bucovski e Luis Corvalan, intellettuale dissidente il primo, comunista militante il secondo. Niente: i nostri monolitici coglioni imperterriti strillavano contro il Cile e solo contro il Cile, non accettando di paragonare la triste realtà sudamericana a quella sovietiva non molto diversa. Finché non è avvenuto il fatto che noi salutiamo con sincera gioia e che ad altri ha procurato gravi disturbi viscerali [...]. Dopo avere rifiutato di incontrare il Cile in un campo sportivo di Santiago, l'Unione Sovietica ha accettato il confronto politico su un campo d'aviazione di Zurigo: mentre da un aereo proveniente da Santiago scendeva Corvalan, un velivolo sovietico sbarcava Bucovski fresco di manette.
  • Lo sport ha trionfato sulla politica, in Italia come a Santiago. In Italia, le confessioni di un onorevole comunista (Ignazio Purastu) all'«Espresso» hanno confermato l'intrallazzo tentato ai danni degli sportivi, una sorta di compromesso storico in chiave tennistica («Se Andreotti ci avesse detto subito: per favore non rompetemi le scatole, ho altri e più grossi problemi cui pensare, noi ci saremmo comportati diversamente [...]. E invece [...] fin dal primo giorno [...] anche lui era d'accordo sul fatto che i nostri tennisti non dovessero andare in Cile. Per questo noi abbiamo dato inizio alla campagna pubblica contro la finale di Santiago...»). A Santiago, invece, un dittatore desideroso di far buona figura davanti a importanti testimoni ([...] in Cile ci sono tanti italiani e [...] i rapporti economici fra i due Paesi sono rilevanti) ha fatto il bel gesto, ridando la libertà a un uomo incarcerato e seviziato per le sue idee. E a questo punto non importa se Pinochet o Breznev abbiano preso queste decisioni per farsi buona pubblicità [...]
  • La Coppa Davis è la nostra gioia di sportivi, la libertà di Bucovski e Corvalan è la nostra gioia di uomini: permetteteci di unire le due vicende per trarne un'unica morale [...]; noi vogliamo che lo sport non conosca mai barriere o discriminazioni di sorta, e quindi non c'è alcun bisogno di preparare altre carnevalate [...] ma semmai di studiare altre iniziative destinate a portare la libertà ovunque, in Cile come in Russia, in Africa come in Cina, all'Ovest come all'Est. E lo sport può solo in questo caso sposarsi alla politica: facendosi ambasciatore del messaggio di pace dei giovani di tutto il mondo. Che la pace vogliono davvero, non a parole. Il capitolo Cile è chiuso. Una volta di più l'Italia sportiva ha riscattato con una vittoria l'Italia perdente dei politicanti.

Maramondo

Guerin Sportivo nº 27 (598), 2-8 luglio 1986, pp. 8-12.

  • [...] Maradona vuol dire calcio felice, calcio ridente, calcio festoso: il talento naturale, lo spirito giocoso, la grinta belluina ma niente affatto violenta opposti ai tatticismi spesso astrusi, talvolta raffinati e anche vincenti tuttavia bocciati dalla realtà, dai risultati [...]
  • [Sul campionato mondiale di calcio 1986] È stato il Mundial degli ultimi, dei ripescati, dei furbi, dei tempi supplementari, dei rigori, della fortuna e della sfortuna. Il Mundial che ha castigato l'Italia dei campioni in carica, l'Urss dal gioco nuovo e spettacolare, la Danimarca dell'irruenza generosa, il Brasile dei nuovi mostri, la Francia dei ritmi esotici e della saggezza platiniana; protagonisti tutti perduti, all'ultimo, da errori fatali: l'Italia dal tremor di gambe e di menti; l'Urss dall'ingenuità tattica; la Danimarca dalla bruciante (e bruciata) vitalità di Butragueño opposta al correre dissennato; il Brasile dalla senilità (ideologica) di Tele Santana e (fisica) di Socrates e Zico; la Francia dai platiniani fuochi fatui [...]
  • [Su Diego Armando Maradona] Non si scriverà mai abbastanza di questo grande, fascinoso, completo giocatore che ha fatto del calcio una religione, estraendo l'innata ispirazione da uno spirito fanciullesco e da un animalesco istinto che lo vuole amico, suddito e insieme sacerdote di Giove Palla.

Posta & risposta – rubrica[modifica]

I promossi Sponsor

Guerin Sportivo nº 31 (1157), 31 luglio – 6 agosto 1997, pp. 80-81.

  • Fummo [...] complici involontari di due [...] importanti situazioni: gli sponsor sulle maglie e l'avvento degli stranieri, due battaglie sostenute negli anni Settanta e Ottanta dal "Guerino" contro tutti. O quasi. I Promessi Sponsor: con questo slogan ci battemmo perché le società potessero acquisire adeguati soccorsi economici dagli sponsor per metter fine – fra l'altro – agli scriteriati aumenti del costo dei biglietti. La prima società che accolse il nostro appello fu l'Udinese di Teofilo Sanson, che una domenica scese in campo con la marca dei gelati sulle mutandine. E fu punita. Subito dopo, il Perugia di D'Attoma – firmato Pasta Ponte – fece molto più rumore, presentò interessanti progetti di marketing. E la vinse. [...] Perché questa battaglia? [...] Solo per far soldi? [...] negli anni Ottanta, mentre la pubblicità esplodeva su quotidiani e periodici, i giornali sportivi ne erano sprovvisti. Gli inserzionisti, su suggerimento di Agenzie Pubblicitarie cieche, spesso incompetenti, con budget affidati a donne odiatrici dello sport, negavano la validità dei giornali sportivi, ne snobbavano i lettori qualificandoli negati ad ogni forma d'acquisto eccetera. Con la nostra battaglia finimmo per convincerli che quasi due milioni di copie di giornali – e dieci milioni di lettori – meritavano attenzione. La mia iniziativa piacque a Gino Palumbo, allora direttore della "Gazzetta", che fra il '79 e l'80 mi chiamò al suo fianco. Non se ne fece nulla per mie questioni personali. Ma accettai invece l'offerta del "Corriere dello Sport" per il quale [...] lavorai intensamente alla parte pubblicitaria e editoriale con grande soddisfazione. Il ritorno al "Guerino è avvenuto anche in questa ottica, perché molti pubblicitari hanno ripreso l'antico vizio. [...] Sapete che cosa fanno oggi gli onnipotenti sponsor? Pagano le società calcistiche e basta. E queste gli dicono: non vi preoccupate dei giornali, tanto le foto di Ronaldo con la scritta "Pirelli", o di Del Piero con la scritta "Sony", o della Lazio con la scritta "Cirio" e via discorrendo devono pubblicarle per forza. Per forza: perché siamo onesti e non vogliamo negare ai lettori le migliori immagini dei loro beniamini. In compenso, alla mangiatoia degli sponsor, oggi incontenibili, corrono in tanti.
  • L'altro errore – se così vogliamo definirlo ma in realtà non lo fu – è relativo alla riapertura delle frontiere agli stranieri, che il "Guerino" volle fortissimamente per migliorare il calcio italiano. Questo giornale fu il primo a dedicare pagine e pagine al calcio internazionale e ci ingannò l'idea che la ricerca dei campioni stranieri, da noi effettuata con competenza da giornalisti altamente specializzati, fosse effettuata con identica serietà dai club: molti dei quali, invece, cominciarono a ingaggiare bufale [...] attraverso mercanti da fiera paesana. Il dramma continua, il calcio italiano si indebita paurosamente, il vivaio è massacrato, i valori nazionali dimezzati e se oggi mi dicessero di fare una campagna come ai bei tempi mi scatanerei per ridurre gli stranieri a poche unità. Ma il mondo – non solo quello calcistico – è molto mutato, tutto è "multinazionale", tranne la competenza del nostro calcio.
  • Giorni fa Michel Platini ha rilasciato una interessante intervista sui mali del calcio moderno che condivido in pieno. Certe cose vado dicendole da tempo e mi fa piacere trovare così importanti alleati. Un dettaglio? Dice Michel: di questo passo nessuno potrà mai recitare a memoria la formazione della squadra del cuore. E finirà – aggiungo io – per non avere più squadra del cuore. [...] Ormai i tifosi "sposano" l'individuo più della squadra, il campione più dei colori sociali.

L'Arcilettera – rubrica[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • [Su Zdeněk Zeman] [...] probabilmente l'allenatore boemo non si è accorto che alcuni giornalisti lo aiutano a diventare la nuova "suocera del regime" che tutto commenta, tutto sa, tutto critica. Non era un gran simpaticone prima, sta diventando decisamente antipatico. [...] quando non serve, taccia. E goda, se può.[2]
  • Mi convinco, con il tempo, che rappresentare la Juve non è facile; per mia memoria, ci riuscirono bene tre personaggi [...]: Boniperti, con uno straordinario repertorio di mosse fascinose e furbe, diciamo giochi di... prestigio; Trapattoni, con l'esaltazione del lavoro e delle regole, diciamo giochi... in famiglia; e Scirea, per il quale non ho bisogno di parole: spendo solo un pensiero – quando ne scrivo – e una preghiera.[3]
  • [Su Zdeněk Zeman] [...] molto presente nella Cronaca, assente dalla Storia.[4]
  • [...] mi auguro di vedere Zeman nei panni del vincitore: perché è sicuramente un allenatore capace, un tecnico impegnato, uno studioso di calcio, un appassionato del campo, e la sua fatica – vera – meriterebbe di essere premiata. Tuttavia, certe manie tattiche – fra l'altro superate – lo rendono perdente: i suoi metodi di lavoro, accettati con spirito professionale dai calciatori, sono da questi sopportabili quando sfociano in risultati positivi; nelle sconfitte, creano malumori e spaccature violente nella squadra, soprattutto fra "italiani" e "brasiliani". [...] difesa alta e fuorigioco al novantunesimo, gol in contropiede, roba da esami di riparazione.[5]
  • Ho sentito dire [...] che "la Juve è uguale a ogni altra squadra e società", che "la Juve è odiatissima". Da giornalista che non tifa Juventus ma sa quanto valga la Signora sul piano editoriale, quale sia il suo peso presso la pubblica opinione, vorrei precisare che la Juve non è affatto come ogni altra squadra o società perché [...] ha vinto più di tutti, è non è "odiatissima", bensì la squadra più amata dagli italiani. Gli odiatori sono tanti – soprattutto i tifosi delle squadre dirette concorrenti – ma tantissimi anche gli italiani che, tifando per la squadra di città, amano la Juve in seconda battuta. [...] Ciò spiega – fra l'altro: e lo dico, a titolo personale, con tutta sincerità – il fervore critico che accompagna la Juve-che-perde; tutti [...] preferiscono la Juve vincente a quella che si dibatte in polemiche di basso livello che ne limitano spesso il potenziale tecnico.[6]

Sempre in salita il campionato di noi «baggisti»

Guerin Sportivo nº 44 (1219), 28 ottobre – 3 novembre 1998, pp. 88-89.

  • La storia di Ale & Robi è un classico feuilleton che si ripropone dai tempi di Caino e Abele, i quali non giocavano a pallone ma inventarono il dualismo mettendo a disagio il Grande Allenatore. Dopo, si sono attenuati i toni, ma anche Romolo e Remo non sono stati da meno, quasi fossero uno della Roma e l'altro della Lazio. Lascio perdere altre citazioni (sto scherzando, naturalmente) ma [...] confermo che duellanti, staffette e fazioni sono davvero il sale dello sport e del calcio in particolare.
  • [...] l'Italia si divideva fra coppiani e bartaliani: la divisione era così profonda che alla fine contagiò anche la vita sociale, sicché qualcuno disse che i coppiani erano comunisti e i bartaliani democristiani, e siccome a quei tempi non andavano ancora di moda gli inciuci (quando comunisti e socialisti si misero insieme nel Fronte Popolare reclamizzato con la faccia di Garibaldi presero una batosta da Quarantotto) per molto tempo non si pubblicò una foto in cui si vedevano Gino & Fausto scambiarsi una borraccia d'acqua; quando poi fu pubblicata, nacque una querelle fastidiosa: era Gino che passava la borraccia a Fausto o Fausto che la passava a Gino? Furono notti lunghe e tempestose, poi i due, all'inizio insieme nella Legnano, avrebbero dovuto riunirsi ma era troppo tardi; la miglior esibizione in coppia l'offrirono al "Musichiere", una famosa trasmissione televisiva in cui un grande del teleschermo, Mario Riva, riuscì a farli cantare insieme. Tarallucci, vino e mandolini sono specialità nazionali.
  • Molti commentatori infastiditi dal Tormentone Baggio-Del Piero erano praticamente in fasce [...] quando esplose il dualismo Rivera-Mazzola, i Dioscuri, gli Abatini, i campioni che fecero impazzire l'Italia e spaccarono in due l'informazione sportiva scatenando fra i più reputati commentatori duelli di penna, di fioretto, di clava e anche di pugni; forse gli snob d'oggi non sanno che un grande come Gianni Brera picchiava Rivera da mane a sera mentre un altro grande, il Maestro Antonio Ghirelli, a Rivera gli dedicava addirittura un romanzo; e ignorano che il Giuan era mazzoliano anche perché, in fondo, era interista...

Il blog di Italo Cucciitalpress.com[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • [...] la Juventus non è solo un club come tanti, è una famiglia il cui umore solidale si estende – a volte con dibattito, spesso con amore – alla squadra.[7]
  • [...] il calcio ti fa gioire un attimo per un nulla gioiosamente confezionato, ti fa rimpiangere per anni le occasioni perdute per non aver tenuto la testa lì, sempre lì, appassionatamente.[8]
  • Il calcio, come i tortellini in brodo, ha una sola versione, il gioco. Tutto il resto è fuffa.[9]
  • Non credevo che si sarebbe arrivati tanto presto a scoprire che il VAR è uno sciocco, dispendioso e pericoloso nemico del calcio.[10]
  • Quando mi chiedono perché io sia così tenacemente votato al Vincere nel calcio ho mille risposte da dare, anche di natura tecnica. Con l'aria che tira ne scelgo una dettata dal mestiere: chi vince appassiona e attrae appassionati. Fa vendere giornali e salire gli ascolti televisivi. Il marketing al potere.[11]
  • Uscire dal campo sconfitti ma a testa alta non è del calcio, è solo allegro masochismo.[11]

Note[modifica]

  1. Dal documentario Maradona (2019); trailer disponibile su hbo.com.  minuto? minuto?
  2. Da "Almeno adesso Zeman lasci in pace Del Piero", Guerin Sportivo nº 49 (1224), 2-8 dicembre 1998, pp. 80-81.
  3. Da Signori, un po' di stile..., Guerin Sportivo nº 52 (1227), 23-29 dicembre 1998, pp. 82-83.
  4. Da Il prode Baggio e l'odiato Zeman, Guerin Sportivo nº 3 (1230), 20-26 gennaio 1999, pp. 82-83.
  5. Da Zeman mezzo profeta e il ricordo di un poeta, Guerin Sportivo nº 6 (1233), 10-16 febbraio 1999, p. 89.
  6. Da Un nuovo ciclo, della Serenità Costruttiva, Guerin Sportivo nº 7 (1234), 17-23 febbraio 1999, p. 83.
  7. Da La Juve festeggia lo scudetto dell'Avvocato, ora Cardiff, 22 maggio 2017.
  8. Da All'Olimpico insolito incrocio di sentimenti, 29 maggio 2017.
  9. Da Il gioco unica versione del calcio, il resto fuffa, 22 agosto 2017.
  10. Da Fermiamo questi apprendisti stregoni, 29 agosto 2017.
  11. a b Da Chi vince appassiona e attrae appassionati, 27 ottobre 2017.

Altri progetti[modifica]